Il gruppo Alphabet, casa madre di Google, rischia una sanzione pecuniaria di 6 miliardi di euro nel Regno Unito (UK) per abuso di posizione dominante nel mercato pubblicitario.
Preparata recentemente una class action per determinare quanto Google avrebbe alzato i prezzi degli annunci pubblicitari nei risultati delle ricerche online.
Il mercato pubblicitario è una branca molto ricca nell’ambito tech e in continua espansione. Le Big Tech di tutto il mondo se la contendono in ogni Stato, mentre i Garanti tentano di garantire un giusto equilibrio di mercato.
Nel Regno Unito, questo mercato online vale circa 30 miliardi di sterline, con una crescita annua del circa +11% (dati dell’Antitrust inglese del 2023). Il mercato pubblicitario nazionale vede la sua porzione maggiore (78%) di proprietà delle pubblicità online. Inoltre, secondo le statistiche Alphabet/Google, il 77% dei propri ricavi proviene esattamente dal mercato pubblicitario online.
Il problema per Google con il Regno Unito, questa volta, riguarderebbe proprio la visualizzazione degli annunci pubblicitari nelle barre di ricerca.
Secondo l’accusa del Competition Appeal Tribunal, Big G avrebbe applicato dei prezzi gonfiati rispetto alla norma consentita del regime concorrenziale di mercato e di conseguenza avrebbe circoscritto il campo d’azione delle altre aziende concorrenti. Ma come riusciva nel suo intento l’azienda di Mountain View? Per la class action, Big G ha stretto accordi con compagnie di produzione telefoniche Android e ha preinstallato il suo browser Chrome e l’app Google Search. Inoltre, pagava Apple per fare la stessa cosa sui suoi smartphone.
Con la sua posizione già dominante sul mercato pubblicitario, Google così avrebbe reso impossibile un’equa concorrenza. In conclusione, per ottenere una visibilità soddisfacente per la pubblicità, la stragrande maggioranza delle aziende si vedevano costrette a rivolgersi a Google. Da questo presupposto parte l’accusa dell’azione legale.
“Google ha sfruttato la sua posizione dominante nel mercato della ricerca online e della pubblicità basata sulla ricerca per imporre prezzi eccessivi agli inserzionisti“, ha dichiarato Or Brook, esperto di Diritto della concorrenza che ha presentato la class action inglese. Il tribunale del Regno Unito stima un risarcimento esigente: 5,9 miliardi di euro i danni subìti dalle aziende nel mercato pubblicitario. Circa 6,6 miliardi di dollari.
Secondo Google, le accuse sono “infondate” perché il servizio che offre Google è davvero preferibile per gli inserzionisti e non vi è alcuna azione di controllo o predominante nel mercato. In pratica, Google non ha “carattere opportunistico”, bensì è così “utile” che scalza il mercato e i concorrenti.
L’indagine dell’Autorità antitrust britannica su Google era già in corso da inizio gennaio. Ancora in corso d’opera, ha però già portato i suoi frutti: è emerso infatti che nel Regno Unito Big G controlla il 90% del mercato pubblicitario e che oltre 200 mila aziende si sono rivolte solo a Google per fare pubblicità.
Articolo di T.S.
L’articolo UK, mercato pubblicitario: Google sanzionata per abuso di pozione dominante proviene da Notiziario USPI.
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