Come si informano i giovani italiani, continuamente esposti a migliaia di notizie al giorno tra cui anche fake news? L’indagine condotta da Ipsos, Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo e Parole O_Stili, ha prodotto risultati che offrono nuovi dati sulle news digitali e il loro rapporto con le nuove generazioni.
Lo studio è stato presentato a Trieste durante il Festival della Comunicazione Non Ostile per sensibilizzare e contrastare la violenza verbale online e offline.
Il mondo dell’informazione è stato stravolto negli ultimi 20 anni e continua a cambiare sotto attraverso la tecnologia. Dal punto di vista del lettore, non si tratta solo di usufruire delle notizie passivamente, ma grazie ai social l’interazione è considerata una parte fondamentale del processo di lettura delle notizie. Anche per questo, soprattutto per i giovani, l’informazione passa per i social, la rete, l’online.
Infatti, lo studio “Alfabetizzazione digitale & Fake News”, su un campione di 4.800 studenti di liceo e delle scuole medie, dimostra che il 51% ammette di informarsi solo tramite piattaforme social.
Per questo, l’analisi si concentra sulle piattaforme preferite dai giovani, le competenze digitali dei ragazzi, il controllo e il supporto familiare nella ricezione delle notizie.
“Si tratta di una ricerca con una metodologia innovativa. Non solo è stata rilevata l’auto-percezione degli adolescenti riguardo alle loro competenze digitali, ma è stata anche proposta la visione di fake news certificate come tali e analizzato in tempo reale il comportamento dei giovani di fronte a queste notizie”, dichiara Elena Marta, professoressa ordinaria di Psicologia sociale e di Psicologia di Comunità all’Università Cattolica e membro del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo.
L’interazione parte da un semplice like. La ricerca ha presentato ai ragazzi un feed di notizie tra cui vi erano disseminate delle fake news. Ebbene, l’azione del like a notizie non verificate è stata compiuta dal 31% dei giovani intervistati, quindi almeno 1 su 3. In percentuale molto minore (7%) le notizie false sono state ricondivise.
Andando più nel particolare, tra le 10 fake news proposte, il 73% dei ragazzi non ha ricondiviso, il 5% ha effettuato quattro o più condivisioni. Per la questione like, il panorama è più bilanciato. Il 35% non ha mai messo nessun like, mentre il 34% “spolliciato” su 4 post o più.
“Ancora una volta emerge con forza la mancanza di consapevolezza da parte degli adulti sul fatto che virtuale è reale. I ragazzi si trovano spesso soli di fronte al problema delle fake news, così come in molti altri ambiti legati all’uso della Rete. Purtroppo, Internet viene ancora percepito dagli adulti come un mondo a parte, meno rilevante o impattante”, evidenzia Rosy Russo, presidente e fondatrice di Parole O_Stili.
“Ciò che manca davvero è la consapevolezza della responsabilità di abitare la Rete e di vivere in quella cultura digitale che è propria dei nostri figli e delle nostre figlie. I dati parlano chiaro: solo un genitore su tre affronta il tema di Internet in famiglia, lasciando molti ragazzi senza punti di riferimento in un contesto che, invece, richiederebbe guida e responsabilità condivisa”, continua Russo.
“Neanche una maggiore competenza digitale mette al riparo dalla diffusione delle fake news dal momento che, sulla base dei risultati della ricerca, gli studenti che si dichiarano più competenti tendono a condividere e apprezzare più contenuti falsi”, afferma Giuseppe Riva, professore ordinario di Psicologia della comunicazione, direttore di Humane Technology Lab all’Università Cattolica.
Il fattore tempo speso influenza molto sulla diffusione di fake news. Chi si ritrova sui social per 3 o 4 ore al giorno, ha la possibilità di diffondere 5,5 volte in più notizie false o inesatte e di interagire con notizie non verificate attraverso like 12 volte in più rispetto a chi usa social per meno di un’ora.
Cambiano i dati se si interrogano i ragazzi chiedendo un’auto-percezione. 7 ragazzi su 10 si dichiarano in grado di riconoscere una fake news. Mentre 3 su 4 provano a fare fact checking su fonti ritenute affidabili.
Dunque, c’è una certa oscillazione delle presenze sulle piattaforme di informazione, ma comunque si rimane fedeli all’online. Per gli intervistati, i canali di informazione più frequentati sono Whatsapp (il 94% ha un account), Instagram (74%) e TikTok (68%). Quest’ultimo è anche il social che raggiunge il primo posto per tempo speso, con una media di 2,4 ore al giorno. Facebook non compare neanche tra i social che seguono nella classifica: nei posti più bassi compaiono Telegram (31%), Snapchat (28%) e Twitch (26%).
Nella parte dello studio relativa all’autovalutazione delle competenze tech vediamo differenze nette a seconda di alcuni parametri. Generalmente, la maggior parte dei ragazzi si reputa competente con la tecnologia e con le informazioni online (7 su 10 riportano risposte affermative). Tuttavia, per quanto riguarda l’interazione attiva, come per esempio caricare contenuti online, il 31% dei ragazzi dichiara di non saper partecipare ai social o utilizzare l’e-mail (29%).
Le prime differenze si notano tra ragazzi e ragazze. Pur essendo una percentuale abbastanza omogenea, il 94% dei ragazzi si considera competente nell’installazione di programmi, creazione di grafici, documenti e immagini e negli acquisti online. Scende a 92 la percentuale delle ragazze sugli stessi temi.
Tuttavia, nel 12% dei casi, per le ragazze, si ammettono difficoltà a raggiungere gli obiettivi preposti, che scende all’8% per i maschi.
Ulteriore distinzione si crea infine tra la Generazione Z (i nativi digitali, nati tra il 1997 e il 2012) e quella Alpha, la generazione successiva. Non è solo un fatto anagrafico. I più grandi riescono a muoversi con più dimestichezza nel mondo online e sembrano essere più consapevoli delle opportunità e dei rischi.
Articolo di T.S.
L’articolo Social e giovani: l’informazione viaggia online per 1 giovane su 3 proviene da Notiziario USPI.
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