Attacchi politici, calo degli abbonamenti, sviluppo tecnologico e declino dell’editoria tradizionale. Questi e molti altri i temi trattati dal rapporto “Journalism, media, and technology trends and predictions 2025” del Reuters Institute for the Study of Journalism.
Il 2025 si prospetta come un anno di cambiamenti, dove l’Intelligenza Artificiale (IA) sarà (ancora una volta) al centro delle discussioni, riorganizzando i piani del giornalismo. Ma l’ago della bilancia non sarà solo in ambito tech. Le battaglie politiche e giuridiche, tra difesa del copyright, economia instabile e politiche ostili sfideranno il futuro del settore editoriale.
In questo nuovo annuale report di Reuters, vengono esposti problemi, trend, sfide e opportunità del settore giornalistico.
Lo studio di Reuters ha intervistato 326 leader da ben 51 Paesi nel mondo e tra questi c’è una discrepanza di opinione tra la piccola realtà per quanto riguarda il futuro del settore.
In effetti, solo il 41% si dimostra benpensante sul futuro del giornalismo e dell’editoria nell’anno 2025, mentre il 17% è sfiduciato. Le cause di scoraggiamento interno al settore vengono in principio dalla polarizzazione politica, dagli attacchi alla stampa sempre in aumento e da un sentimento di un giornalismo sempre più vincolato.
Solo due anni fa, l’ottimismo degli editori toccava il 60%, con solo il 10% non fiducioso sul futuro.
I dati sono confermati anche nel nostro Paese dall’ultimo Report del Centro di coordinamento per la sicurezza dei giornalisti del Ministero dell’Interno, che ha assistito a un netto aumento delle denunce per atti intimidatori del +16,3% in un solo anno.
Cambia la visione se l’orizzonte si restringe. Il 56% di redattori, editori e CEO di media intervistati si dicono fiduciosi sulle proprie aspettative aziendali. Molti raccontano una crescita degli abbonamenti per via dei tumultuosi eventi politici degli ultimi tempi, altri per timore di incappare in articoli scritti da IA inaffidabili. Tuttavia, rimane ancora debole la risalita degli abbonati.
Tuttavia la maggior parte degli intervistati (74%) si preoccupa della deviazione del traffico dei dati dai tradizionali motori di ricerca ai riepiloghi elaborati dalle emergenti IA, con le loro funzioni Search e riassuntive.
Proprio per questo motivo, alcune redazioni si mostrano interessate a costruire un aggancio solido e vantaggioso con i big dell’IA, come ChatGPT e PerplexityAI, che hanno già stretto alleanze con grandi quotidiani e fornitori di contenuti online. Il 36% si aspetta dei ricavi sostanziali dalle licenze firmate con società di IA, raddoppiando le entrate rispetto allo scorso anno. Solo il 6% si dice non interessato a stipulare un accordo.
È evidente quindi che i canali di comunicazione si stiano spostando. Cala il sentiment degli editori nei confronti di X (-68% dal 2024) a seguito della politicizzazione del patron del social, Elon Musk, e dalla sua decisione di escludere il fact-checking. Anche Meta cala di due terzi (67%) in due anni, e non migliora la prospettiva visto l’endorsement a X sulla revisione dei contenuti. Ne guadagnano IA e Google Discover che guadagno +27% in un anno.
Nonostante i vari cambiamenti in atto, il 77% degli editori identificano il principale introito per le società giornalistiche: abbonamenti e iscrizioni. Il 69% si affida alla pubblicità display e il 59% a quella nativa, ma non si limitano solo a questo. La maggior parte conta anche su eventi, affiliazioni, donazioni e le altre attività correlate.
Gli strumenti tecnologici che si insediano negli uffici delle redazioni determinano un prodotto diverso. Ma anche le aspettative del pubblico modificano il concetto di lavoro giornalistico. Considerando la simultaneità a cui siamo abituati e una tecnologia galoppante, i redattori si ritrovano a gestire un’informazione a tratti obsoleta.
Con il rallentamento degli abbonamenti, gli editori sentono il bisogno di lanciare nuovi mezzi di comunicazione, nuovi trend e nuovi modi di comunicare. Il 42% proverà a dedicarsi ai giovani lanciando un prodotto creato ad hoc per la fascia più fresca della popolazione. Il 29% pensa a giochi, il 26% all’istruzione e il 20% formula una versione internazionale del giornale, raggruppando le diverse iniziative sotto un unico abbonamento “all-access” per invitare i giovani ad un’esperienza più multimediale.
L’87% afferma che le redazioni sono oramai trasformate dall’IA e non si dovrebbe più combattere questo fenomeno. Motivo per il quale si pensa a come sfruttare questo strumento per aprire le porte a più esperienze in diversi ambiti della filiera giornalistica. Dall’automazione del back-hand al monitoraggio degli utenti sui siti e piattaforme.
La personalizzazione sarà la chiave di svolta nel 2025, secondo gli intervistati. Riconoscendo una tendenza degli utenti a preferire audio e video, gli editori pensano a sistemi di IA che possano trasformare articoli in storie o riassunti audio, a modelli di lettura audio o creazione automatica di podcast.
Tutto questo per intervenire anche per contrastare il fenomeno di competizione con gli influencer e creator online. Il 27% non vede di buon occhio l’informazione data attraverso figure “non professionalmente giornalistiche”. I non entusiasti ritengono sia un abbassamento della qualità del giornalismo, ma soprattutto si rischia di non ottemperare al dovere dell’imparzialità che mette da parte il giornalismo “istituzionale”. Il 28%, invece, è ottimista e cerca anzi di prendere spunto dai content creators per migliorare la creatività e il veicolo di narrazione.
Articolo di T.S.
L’articolo Report Reuters: il giornalismo nel 2025 si dovrà aprire a nuovi orizzonti proviene da Notiziario USPI.
Per rimanere aggiornato sulle nostre iniziative
Lascia un commento